Una donna siede pensierosa accanto alla finestra con una penna e un blocco.

L’impronta delle nostre convinzioni

L’immagine che ci costruiamo di noi è strettamente legata alle interazioni con il contesto che ci circonda. Quando riceviamo riscontri positivi, la nostra autostima tende a rafforzarsi. Se invece nessuno ci apprezza, ci persuadiamo di non valere niente. Le cosiddette «credenze» giocano un ruolo fondamentale nella nostra vita. Ma da dove nascono queste convinzioni? E come possiamo gradualmente trasformare quelle limitanti in pensieri più costruttivi?

   Breve e facile

Abbiamo delle convinzioni su come siamo.
In psicologia si chiamano credenze.
Le credenze ci influenzano.
Alcune credenze ci limitano.
Possiamo trasformare le credenze negative in positive.

«Perché è scappata?». Il principe non riusciva proprio a spiegarsi come mai la bellissima fanciulla con cui aveva ballato tutta la sera improvvisamente fosse sparita.

Chi conosce la fiaba, sa bene a quali terribili punizioni sarebbe andata incontro Cenerentola, se la matrigna e le sorellastre l’avessero scoperta. Ma la povera sventurata non poteva semplicemente restare al ricevimento, svelare la triste storia al suo cavaliere e mettersi così in salvo? Il problema era che, dopo anni di continui soprusi e umiliazioni, Cenerentola aveva perso la fiducia in se stessa: una parte di lei aveva finito per credere che il suo posto fosse veramente accanto al focolare.

 

Credenze, ovvero la verità percepita

In psicologia si definiscono credenze le convinzioni personali che un soggetto sviluppa nel corso vita, basandoci sulle reazioni e sui giudizi degli altri. Poiché le sorellastre non perdevano occasione di esprimere il loro disprezzo e Cenerentola inizia così a pensare assecondare i loro ordini, anche se irragionevoli come raccogliere una a una le lenticchie dal pavimento, per la propria tranquillità. I feedback negativi, se simili nelle modalità e ripetuti nel tempo, ci plasmano e, come per Cenerentola, finiscono per determinare il nostro comportamento e il nostro modo di percepire la realtà. Le idee che abbiamo interiorizzato diventano la nostra verità. In generale, le credenze sono un’arma per adattarci al contesto in cui viviamo o per proteggerci da situazioni avverse. Se Cenerentola è certa di non valere molto, non si sentirà ferita ogni volta che la matrigna la rimprovererà aspramente.

 

L’immagine di sé, una certezza assoluta

Quando le circostanze si evolvono in positivo, può capitare però che le nostre credenze restino immutate. Sono così profonde che non riusciamo a liberarcene, neanche se ci ostacolano, impedendoci di assumere atteggiamenti che ci aprirebbero a nuove e migliori esperienze.

Il principe ha riconosciuto il valore di Cenerentola, ma lei gli sfugge e torna accanto al focolare. Anche a voi è già capitato di reagire in modo simile? Ecco quando alle origini potrebbero esserci delle assunzioni errate:

  • Se, in situazioni determinate, tendete a reagire sempre secondo un pattern prestabilito.
  • Quando non riuscite a fare diversamente, anche se vi è chiaro che il vostro comportamento è controproducente.
  • Se riconoscete che le vostre emozioni e reazioni sono da mettere in relazione con esperienze passate più che con le circostanze attuali.
  

Verso una nuova consapevolezza

La psicoterapeuta e autrice Annette Kämmerer propone delle pratiche utili per trasformare gradualmente le credenze tossiche in pensieri potenzianti. Volete provare anche voi a rompere il circolo vizioso seguendo i suoi consigli?

Iniziate a scrivere delle frasi negative, con questi incipit, concludendole con esempi che vi riguardano:

  • «Non sono capace... (ad es. di tenere il passo con le persone che mi circondano)»
  • «Non mi è consentito... (ad es. di difendermi)»
  • «Devo... (ad es. accontentare tutte e tutti)»

Cercate di ricordarvi chi le pronunciava, in quali occasioni e in che modo hanno iniziato a interferire con la vostra vita. In origine, qual era stata la loro utilità?

Il primo passo consiste nel sostituire solo singole parole, ad esempio «non sono capace» con «non voglio», «non mi è consentito» con «non mi permetto», «devo» con «decido».

  • «Non voglio tenere il passo con le persone che mi circondano.»
  • «Non mi permetto di difendermi.»
  • «Decido di accontentare tutte e tutti.»
Queste nuove affermazioni contengono ancora i vecchi messaggi, ma lasciano trasparire più consapevolezza e autodeterminazione. In seguito, potete progressivamente renderle più costruttive. Ad esempio, potete riformulare la regola depotenziante «Devo accontentare tutte e tutti» in «Decido chi devo accontentare e quando». Inserite solo cambiamenti ai vostri occhi credibili. Un proposito oggettivamente corretto e utile non funzionerà mai, se voi lo ritenete inverosimile.
L’impronta delle nostre convinzioni

Nascita di una nuova immagine, più positiva

Lo scopo di questo esercizio è di imparare a orientarsi nel presente a nuovi schemi di pensiero, senza lasciarsi automaticamente guidare da stereotipi del passato.

Potete facilmente immaginarvi che lunga e paziente opera di persuasione il principe deve aver fatto su Cenerentola aiutarla a liberarsi da tutti i pregiudizi che nel corso degli anni si erano radicati in lei. Solo così però la fanciulla era riuscita ad accogliere la nuova immagine di sé e a diventare niente meno che una principessa.

Desiderate anche voi individuare quali sono le vostre credenze limitanti e aprirvi a nuovi orizzonti? Trattatevi allora con la stessa fiabesca delicatezza e sensibilità che il principe ha riservato alla sua Cenerentola.